FABIO CAPRA
Brescia con entusiasmo
Politica, elezioni, primarie
16/03/2016
Carlo Donat-Cattin
Un cattolico scomodo
Carlo Donat-Cattin

"C'è un profilo che sta sopra quello politico, ed è il profilo morale".

 

CARLO DONAT-CATTIN UN CATTOLICO SCOMODO (Così L'Osservatore Romano)

Il 17 marzo 1991, ci lasciava Carlo Donat-Cattin, un "cavallo di razza" della Democrazia Cristiana, che ho avuto l'onore di conoscere e ascoltare. In questo modo, a 25 anni dalla morte, lo ricorda l'On. Giorgio Merlo.

Uno statista, un leader politico, un giornalista di razza e un uomo di cultura. Nonché un coraggioso sindacalista. La personalità e il magistero politico di Donat-Cattin, comunque sia, sono destinati ancora a segnare in profondità la politica contemporanea. E questo per la semplice ragione che attraverso la sua azione politica e culturale ha contribuito a delineare un "pensiero" che non può essere sacrificato sull'altare di nessun nuovismo o maldestra modernità.

Certo, i tempi mutano e le stagioni politiche si susseguono rapidamente. Ma una esperienza politica come quella vissuta da Donat-Cattin nel cuore della società e delle sue contraddizioni, continua a far discutere, ad alimentare curiosità e, soprattutto, a ispirare la militanza di molti cattolici democratici e popolari. E non solo. Sono almeno 3 i tratti costitutivi che possono essere tranquillamente richiamati oggi.

Innanzitutto Donat-Cattin è stato un vero leader politico e uno statista. Caratteristiche che vengono riconosciute non solo dagli amici ma anche dagli avversari che individuano nel "Ministro dei Lavoratori" un vero e proprio leader che aveva il coraggio di sfidare, come sindacalista, sul terreno dei contenuti la famiglia Agnelli a Torino e un dirigente politico che con una corrente - la sinistra sociale di Forze Nuove - che contava poco più del 6/7 per cento condizionava la strategia e l'azione del più grande partito italiano, la Dc. Celebre la sua battuta al riguardo, sempre sferzante ed efficace, che "il carisma o c'è o non c'è. È inutile darselo per decreto". Era una battuta riferita a uno dei tanti segretari della Dc che non riscontrava il suo gradimento... Ma la leadership di Donat-Cattin non fu un prodotto da laboratorio o legata alla sola politica spettacolo che dura, normalmente, sino a quando il volano interessato della propaganda mediatica ti sostiene. La sua era una leadership maturata sul campo. Per questo viene ricordata con forza e convinzione.

In secondo luogo, Donat-Cattin è sempre stato un uomo "di sinistra". Certo, la vulgata lo ricorda anche come l'uomo del "preambolo", l'ormai celebre documento politico da lui direttamente scritto che nello storico congresso del 1980 sbarrò la strada al governo ai comunisti del tempo. Ma la sinistra di Donat-Cattin - "sinistra sociale", appunto - era legata sempre alla reale e non virtuale promozione dei ceti popolari. Era una sinistra che partiva dalle esigenze e dai bisogni dei ceti meno abbienti e che cercava, attraverso gli strumenti concreti della politica e del Governo, di rimuovere quegli ostacoli che bloccavano al palo intere fasce sociali. Su questo versante non si può non ricordare uno dei capolavori della storia democratica della Repubblica italiana, quello Statuto dei Lavoratori del 1970 che rappresenta uno dei pilastri fondamentali del riformismo democratico e della vera e non finta cultura progressista e di sinistra nel nostro paese. E la sua corrente, Forze Nuove, ha rappresentato, del resto, nella cinquantennale storia della Democrazia Cristiana un "unicum" inimitabile ed irripetibile. E cioè, una "sinistra sociale" con valenza politica e capacità progettuale che univa la rappresentanza dei ceti popolari con una raffinata e qualificata elaborazione politica ed istituzionale. Un "capolavoro" politico. Destinato a restare nella storia del riformismo cattolico.

E Donat-Cattin, in ultimo, era anche e soprattutto un cattolico impegnato in politica. Quando la politica era "servizio verso gli altri " e ricerca del "bene comune". Uno di quei cattolici che, come i grandi cattolici democratici della Costituente, sapevano essere leader politici ma, al contempo, anche punti di riferimento per la stessa comunità ecclesiale e interlocutori del vasto ed articolato associazionismo cattolico italiano. La sorgente spirituale ed incessante dell'ispirazione cristiana ha sempre accompagnato la sua intensa e profonda elaborazione politica, culturale ed istituzionale. Una appartenenza reale al mondo cattolico - frutto e prodotto di una generazione che dopo aver combattuto nella Resistenza è approdata al sindacato e poi alla politica - che, però, si è sempre distinta per la sua autonomia laicale e una forte assunzione di responsabilità. Una posizione improntata ad una forte e marcata laicità dell'azione politica che l'ha sempre tenuto lontano da ogni tentazione clericale o deriva confessionale. Altroché i "cattolici professionisti" o i "baciapile a contratto", tanto per citare una celebre definizione di Mino Martinazzoli che oggi imperversano in quasi tutti gli schieramenti politici. Una generazione di cattolici di cui, oggi, purtroppo, si sente una forte mancanza. A prescindere dal susseguirsi delle stagioni politiche e delle fasi storiche.

Ecco perché chi, come me, ha avuto la possibilità e la fortuna di essere "educato" alla politica da uomini come Carlo Donat-Cattin dall'inizio degli anni '80, sente anche quotidianamente il limite e l'insufficienza della propria militanza politica e culturale. Ma con la consapevolezza, comunque, di aver potuto conoscere e sperimentare la grandezza di uomini - come Carlo Donat-Cattin, appunto - che hanno saputo testimoniare nella società e nella politica valori e principi con la forza disarmante delle idee, della coerenza, del coraggio e della fedeltà alle proprie radici. Anche quando questo significava solitudine, isolamento ed impopolarita'. (Giorgio Merlo)

Un profilo morale e una statura politica, non intaccati dalle disgrazie del figlio Marco, brigatista, che dopo il carcere è morto sull'autostrada nel tenativo di evitare un incidente stradale. Ma ne portava il dolore con cristiana consapevolezza. Di questa dolorosa condizione stato testimone. In una chiacchierata in casa amici, in attesa della moglie Amelia entrata nel carcere di Brescia a trovare il figlio Marco. Si parlava di politica, ma inevitabilmente il discorso cadde anche sulla famiglia. Disse: "I figli si amano, soprattutto quando ti spezzano il cuore". Non dimenticherò mai quella serata, capivo che tanto avrebbe voluto accompagnare la moglie ad abbracciare il figlio, ma ... la ragion di Stato lo impediva.

FONDAZIONE CARLO DONAT CATTIN

La passione che caratterizza i miei anni di impegno politico e sociale ha radici in questa straordinaria esperienza di Forze Nuove, a cui sono fiero di aver appartenuto; una minuscola corrente della Democrazia Cristana, partito a cui sono orgoglioso di essere stato iscritto. Tanti ancora gli amici impegnati in politica che hanno attinto all'insegnamento e al rigore di Donat Cattin. Un ricordo particolare a Sandro Fontana e Gianni Gei che sono andati avanti ... troppo presto, anche loro seguaci e collaboratori di Donat Cattin.

Restano però per sempre la loro testimonianza, l'impegno, la passione per la politica che, per dirla con Paolo VI, rimane sempre "la forma più alta di carità".



FABIO CAPRA | informazioni | privacy - informativa cookie | Tutti i diritti sono riservati - eventuali contenuti e fonti di altra proprietà sono disponibili su questo sito previa autorizzazione degli autori. powered by ideattiva srl