FABIO CAPRA
Brescia con entusiasmo
Varie
10/02/2013
I Santi Patroni di Brescia Faustino e Giovita
E la cerimonia del "Capel"
San Faustino e Giovita

LA FERA DE SAN FAUSTI' E L'ECLISSE DI SOLE DEL 1961

Il mio ricordo più lontano della Fiera di San Faustino risale al 15 febbraio 1961. Una circostanza che non dimenticherò non solo perchè mamma, per la prima volta, il pomeriggio presto mi portò a Brescia con il mitico LEONCINO della linea 14 (clicca), ma perchè la mattina vidi per la prima volta un'eclissi di sole. Straordinaria, quasi completa su Brescia, tanto che per due-tre minuti si fece buio. Totale, invece, su Liguria, Toscana, Lazio e Marche. Da allora, mai più altra eclisse di sole è stato possibile vedere in Italia. E la precedente risaliva al 3 giugno 1239, quando poco dopo le 13 del pomeriggio, l'ombra lunare oscurò le stesse regioni. Ho trovato su youtube un bel video del 1961. Interessante, da vedere.

                                     

Sul piazzale della Chiesa di Buffalora, armati di improvvistati strumenti (doppi occhiali da sole, occhialetti da saldatore, catini d'acqua per il riflesso, specchi) per alcuni momenti ci siamo sentiti allievi di Galileo. La preghiera in Chiesa, poi curato, prete e adulti prodighi di spiegazioni e raccomandazioni a non guardare direttamente il sole senza protezione. Quel mercoledì, freddo delle Ceneri, la natura si presentò tutta nel suo splendore, la vita di fermò per un'ora. Anche gli animali domestici e di cortile erano disorientati. Ricordo che le mucche delle stalle vicine si facevano sentire, forse spaventate.

Il pomeriggio alla "fera de San Faüstí". Anni sessanta, pochi soldi da spendere, ma tanta gioia. Venditori vocianti. Un ricordo speciale merita èl tirapicio. Il venditore sul bancone di zinco versava zucchero, miele, melassa. Impastava fino ad ottenere una matassa densa. Poi, sputandosi sulle mani, anche in pubblico, i nostri pasticceri ambulanti lavoravano continuamente la massa zuccherina elastica, attaccandola a un gancio fisso, tirandola quasi un metro per poi ritorcerla al gancio e riprendere ad allungarla, rendendola sempre più duttile e amalgamata. Alla fine del trattamento tagliavano la massa in tanti bastoncini, prima che si indurissero. Un pezzetto anche per me non è mancato.

Ancora, biline e biscòcc. Le biline erano le castagne secche sbucciate, da mangiare lessate. E la farina di castagne. Patùna piö bèla che buna. Generazioni sono cresciute a biline in tutte le salse, dè biline còte.

Ora è tutto diverso. E' tutto internazionale, cinese, higt tech. Altro che biline. Sparita la vecchia tradizione bresciana del ofelé fa ’l tò mestér (giambellaio fa il tuo mestiere).

IL GALERO ROSSO - ÉL CAPÉL -

Merita un commento la Santa Messa ab omni malo, celebrata la domenica scorsa per chiedere la protezione della città da ogni male e, soprattutto, la cerimonia del capèl (clicca). Simboleggia l'accoglimento della richiesta di protezione la consegna del galero rosso, che il Sindaco di Brescia riceverà sabato prossimo dalle mani del parroco di San Faustino e Giovita. Trattasi di un cappello prelatizio come suggello di una domanda - accolta - di sostegno. Il potere temporale e spirituale di oggi fanno rivivere, passo dopo passo, il rito che accompagnò la vita di Brescia per secoli. 

Fin dal Medioevo era uso che i reggenti del Comune chiedessero ai santi martiri di difendere la città dalle multas et varia tribulationes et tyrannorum truculentias. La richiesta di appoggio è stata presentata la domenica precedente durante la celebrazione della messa, quando sindaco e rappresentanti di Giunta e Consiglio hanno consegnato al parroco di San Faustino la pergamena contenente la delibera della Giunta che invoca la protezione dei Santi su tutti gli abitanti della città. 

             

Le foto ricordano la cerimonia dello scorso anno e si ripeterà sabato. Il Presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Ungari e alcuni rappresentanti della Confraternita dei Santi Faustino e Giovita incontreranno sulla porta della basilica dei Santi Patroni il parroco, don Armando Nolli, e lo accompagneranno in corteo fino a palazzo Loggia. 

Una volta davanti alla Loggia il galero sarà consegnato al Sindaco Del Bono. Questo il suo commento lo scorso anno (clicca). Sarà custodito nel palazzo comunale fino alla fine delle festività per San Faustino. Una tradizione da tempo perduta, da quando Paolo VI decise di azzerarla.

Ho molta stima e reverenza di don Armando Nolli, ma questa è una tradizione che non mi dice nulla e nulla aggiunge alla mia fede. Sapere di essere in sintonia con il Beato Paolo VI mi rassicura. Perchè la città sia ben governata c'è bisogno del nostro impegno. Delle nostre preghiere, certamente, che salgono al cielo anche senza un cappello rosso.

Quindi: zo èl capèl!

SAN FAUSTINO E GIOVITA TRA STORIA E CREDENZA POPOLARE

« La Leggenda maior ci racconta che entrambi erano figli di una nobile famiglia pagana di Brescia. Entrarono presto nell'ordine equestre e divennero cavalieri. 

Attratti dal Cristianesimo, dopo lunghi colloqui con il vescovo sant'Apollonio, chiedono e ottengono il battesimo. Si dedicano subito all'evangelizzazione delle terre bresciane e per il loro zelo il vescovo Apollonio nomina Faustino presbitero e Giovita diacono.

Il successo della loro predicazione li rende invisi ai maggiorenti di Brescia che approfittando della persecuzione voluta da Traiano invitano il governatore della Rezia Italico ed eliminare i due col pretesto del mantenimento dell'ordine pubblico. La morte di Traiano ritarda però i piani del governatore. Il nuovo imperatore Adriano da l'autorizzazione a Italico per la loro persecuzione. Questi dapprima minacciandoli di decapitazione chiede ai due giovani di abiurare e di sacrificare agli dei, ma i due si rifiutano e per questo vengono carcerati. Nel frattempo l'imperatore Adriano conduce una campagna militare nelle Gallie e rientrando in Italia si ferma a Brescia, Italico lo coinvolge direttamente nella questione ed è l'imperatore stesso a chiedere ai giovani il sacrificio al dio sole. I giovani non solo si rifiutano ma danneggiano la statua del dio. L'imperatore ordina allora che siano dati in pasto alle belve del circo, ma le bestie si accovacciano mansuete ai piedi dei giovani e Faustino approfitta dell'occasione per chiedere la conversione degli spettatori dello spettacolo circense e molti proclameranno la loro fede al Cristo, tra questi Afra, la moglie del governatore Italico, che conoscerà ella stessa il martirio e la santità. La conversione del ministro del palazzo imperiale nonché comandante della corte pretoria, Calocero, irrita ancor più l'imperatore che ordina che i giovani siano scorticati vivi e messi al rogo, ma le fiamme non lambiscono nemmeno le vesti dei giovani, che vengono condotti in carcere a Milano. Trasferiti a Roma vengono portati al Colosseo dove nuovamente le belve si ammansiscono ai loro piedi. Inviati a Napoli per nave, durante il viaggio sedano una tempesta. A Napoli sono nuovamente torturati e abbandonati in mare su una barchetta, ma gli angeli li riportano a riva. 

L'imperatore ordina allora il loro rientro a Brescia dove il nuovo prefetto eseguirà la sentenza di decapitazione il 15 febbraio poco fuori di porta Matolfa. Saranno sepolti nel vicino cimitero di San Latino dove il vescovo costruirà la chiesa di San faustino ad sanguinem, poi Sant'Afra e oggi Sant'Anna Merici. 

Le reliquie sono oggi conservate nella basilica dedicata ai due martiri. Di storico vi è l'esistenza dei due giovani cavalieri, convertitosi al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori delle terre bresciane e morti martiri tra il 120 e il 134 al tempo di Adriano. Il loro culto si diffuse verso l'VIII secolo, periodo in cui fu scritta la leggenda, prima a Brescia e poi per mezzo dei longobardi in tutta la penisola ed in particolare a Viterbo. Il loro patronato su Brescia fu confermato anche a causa di una visione dei due santi che combattevano a fianco dei bresciani contro i milanesi nello scontro decisivo che fece togliere l'assedio alla città, il 13 dicembre 1438».



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